Castello di Neive, "Maestro dell'eccellenza"!

“Grazie ai numeri tutto diventa più bello” diceva Pitagora e sono proprio loro, i numeri, ad essere i protagonisti ogni anno quando tutte le Guide dei vini italiani sono uscite e Civiltà del bere inizia un lavoro di benchmark certosino e trasversale finalizzato alla pubblicazione di una Guida delle guide, Simply The Best.


I vini selezionati sono quelli che hanno ricevuto “almeno 1 eccellenza (il massimo punteggio) da non meno di 3 diverse Guide vini nel 2018. La classifica nazionale delle Cantine è consultabile nel Top delle guide vini 2018 di Civiltà del bere: un confronto ragionato fra i massimi punteggi delle principali Guide di settore (Ais Vitae, Bibenda, Cernilli/DoctorWine, L’Espresso, Gambero Rosso, Maroni, Slow Wine e Veronelli)”.
E oltre a questo ragrupage c’è di più, perché si va alla ricerca del “bello” con misura e costanza. Già, perché le cantine riconosciute come Maestri dell’eccelenza (225, il 10% in più rispetto al 2016) sono quelle che hanno messo d’accordo almeno 3 Guide su 8 negli ultimi tre anni. Ed ecco perché “qualità fa rima con costanza” e tra queste in Piemonte nel cuore delle Langhe, tra le colline di Barbaresco troviamo il Castello di Neive.

È una dimora antica, impregnata di storia, perché quando la bozza del Barolo nasceva l’enologo Louis Oudart esercitava il suo talento producendo in queste cantine, costruite con soffitti più alti per agevolare il passaggio delle botti, le prime versioni di vini battezzati come “Neive”, il nome di origine, a base di uve Nebbiolo in versione secco ma anche di spumante, antesignano dell’odierno Piemonte extra Brut Metodo Classico, 100% Pinot Noir, con 30 mesi di maturazione nelle storiche cantine del Castello prodotto a partire dal 1995. E prendiamo ora in mano la questione del destino che rincorre la storia e viceversa…al Castello di Neive il vino di ieri riceveva una medaglia d’oro all’Esposizione di Londra del 1862 mentre quello di oggi, il Barbaresco Santo Stefano Riserva Albesani, è il top level di gamma, pluripremiato dalla critica e riconosciuto dagli addetti al settore come un vino di sublime intensità, con frutti marcati, tanta finezza evidenziata da un tannino che si sgretola a formare una scia blu sapida e mentolata a contornare il suo solido scheletro al palato. Una “O” di Giotto, semplice e perfetta. Semplice -beninteso non per sminuirne la forma, anzi - per sottolineare la grandissima bellezza del disegno e di cosa esso racchiude: un vino rigoroso, coriaceo, preciso, insomma, un’insieme perfetto che racchiude l’essere Barbaresco, lo stile della cantina, condotta da Italo StupinoClaudio Roggero, e la vigna Santo Stefano, monopole da sempre, esposta a sud, sud-ovest in terreno marnoso-calcareo. Elegante e longevo.


E non ci si  è limitati al solo Barbaresco perché l’Ingegnere Italo Stupino, dal 1978 ha iniziato un coerente lavoro scientifico e preciso iniziando la collaborazione con un’importante Università degli Studi di Torino, la Facoltà di Agraria. In poco tempo si sono intrapresi gli studi clonali sull’Arneis,  nella vigna di Montebertotto, e sull’Albarossa, in produzione dal 2006. Oggi in 27 ettari di vigne scelti sui 60 di proprietà si producono oltre 15 vini con tradizione e tecnologia. Sempre puliti e agreable. Un carta vincente ad ogni giro di poker.






La Sagna S.p.A., proprio come Papa Bonifacio VIII, venuta a scoprire del virtuoso percorso del Castello di Neive, ha deciso di inserirlo a catalogo per tracciare un bel percorso di distribuzione nell'intero Stivale dell'intera gamma di prodotti.

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