L'indomabile Pinot Noir!

2 Dicembre 2014 - Torino

Sabato 29 settembre a San Mauro nell' oramai consueto salotto dell’ Hotel Glis l’ I.W.T.O organizza un seminario su uno dei vitigni più studiati, più elaborati e ricercati… uno dei veri gratta capi degli enologi che  decidono di esaltare le proprie abilità sfidando questa cultivar che inevitabilmente diventerà il loro giudice silente... prima in vigna, poi in bottiglia. 
Per chi non avesse ancora capito sto parlando dell’elegante e potente Pinot Noir che oggi grazie ad Alberto Cugnetto, esperto enologo apprendo e ho conferme su quanto questo vitigno sia amato e odiato, come solo i grandi possono permettersi.

Come ho già avuto modo di dire più volte, per chi mi legge,  ogni vitigno nasce, cresce e si esprime al naturale e  con sincerità nella propria zona di origine. Nel caso del Pinot Noir se gli si potesse dare il dono della parola sono sicura che direbbe:” Io in Borgogna, mi sento a casa, quando mi chiedono la trasferta in altri terroir e climi mi sento si ospite gradito ma che crea un sacco di disagi”. D'altro canto lo dice anche il detto che, così come accade per il pesce, gli ospiti dopo il 3° giorno puzzano



Come brillantemente spiega Alberto Cugnetto, analizzando il profilo di questa cultivar, il Pinot Nero è un “ dramma” alias una bestia difficile per gli enologi insomma, indomabile! Se in Borgogna si esprime dolcemente e con un eleganza principesca in Champagne, Cile, Oregon, Brasile, Italia, etc. è tutta un’altra elegantia. Scontroso, robusto, irascibile ma che soprattutto si concede poco…una di quelle questioni “che bisogna saper far fermentare”…un cavallo di razza da domare ma che nell’ annata buona ti fa vincere la corsa!


Parlando enologese il Pinot Noir è un vitigno molto sensibile alla botrite e allo oidio, coltivato, secondo gli scritti, già all’epoca romana si caratterizza per i suoi grappoli e acini medio piccoli e compatti dalla buccia fine con una concentrazione di tannini elevata nei semi.  Adattandosi squisitamente nelle zone fresche, in Italia prima dell'arrivo della fillossera, lo si trovava anche nelle regioni più settentrionali. Oggi è il decimo vitigno più coltivato nel mondo. La Borgogna con 84.700 ha totali è la casa madre ma si diffonde anche in Moldavia, USA (Oregon e California), Australia, Germania, Nuova Zelanda e nel Bel Paese con ben 3.300 ha di superficie vitata tra l'Oltrepò Pavese, Trentino, Franciacorta, Valle d'Aosta e Piemonte.




Le regioni più indicate sono quelle con poca piovosità nel momento della raccolta visti il germogliamento precoce e il ciclo vegetativo breve. In Champagne viene raccolto generalmente a partire dalla seconda metà di settembre. Un personaggio difficile ed esoso che non ama il caldo che, causando una maturazione anticipata del frutto, non consente l' adeguato raggiungimento della maturazione fenolica con un conseguente livello di zuccheri elevato. La resa non è cospicua ma ciò è dovuto, come detto, alla dimensione contenuta degli acini. Amante delle potature corte, si presta ad essere coltivato a guyot, a pergola e a cordone speronato. 


In Champagne, per favorire fertilità e vigore si opta per una potatura Chablis o Cordon de Royat, necessarie ed autorizzate solo nei migliori Grand Crus. 
E giusto per non essere banali nel corso degli anni i numerosi studi elaborati sulla cultivar portano a contare la presenza nello scenario vinicolo di oltre 50 cloni selezionati del Pinot Noir.

In buona sostanza il risultato biologico è diverso da quello botanico ed ecco perché in Champagne e in Italia si sono sviluppate altre cultivar, figlie di un personaggio eccentrico che ha formato vere e proprie mutazioni naturali. Si vede che l'altezzoso vitigno in qualche zona non si sia poi trovato così male e che abbia quindi sviluppato una voglia di fermarsi e lasciare qualche parte di se per esprimersi con altre maschere, sfaccettature, profili e caratteri…è il caso del Pinot Bianco e del Pinot Gris.

Da un punto di vista degli antociani si devono fare i conti con i soli  200 milligrammi/kilo che si sviluppano e che ne caratterizzano il profilo cromatico nonché garanti dell'originaria presenza di sole uve Pinot.
La contestualizzazione del vitigno e la sua geolocalizzazione sono gli unici punti di riferimento per sapersi orientare nella foresta Pinot e trovare, con la bussola dei nostri palati, la strada da percorrere per raggiungere la giusta comprensione circa il comportamento e lo sviluppo delle uve.

Prima di passare agli assaggi svelo una curiosità sul rapporto tannini/antociani  della cultivar che se di norma è 4 a 1 nel Pinot è esattamente il doppio! A differenza del mio amato Nebbiolo qui i tannini si trovano principalmente negli acini a discapito delle bucce ed ecco perché gli enologi mi si trasformano in equilibristi che devono cercare di ottenere, anche grazie alla zona di origine, dei vini ricchi di corpo capaci di invadere il gusto e le emozioni, elegantemente.

Per comprendere il comportamento di questo vitigno pazzerello abbiamo degustato espressioni provenienti da zone diverse del globo:


-Brasile: Pinot Noir, Luiz Argenta, Pinot Noir 2014
In questo Pinot la spezia e la liquirizia sono dei veloci apripista a  dolci sapori di fragoline rosse. Il tenue colore rosso rubino è il riflesso dei suoli brasiliani che in questo vino si esprimono con freschezza e con  tannini trattenuti. In bocca si rinvigoriscono le papille grazie al succo dolce al ribes talmente piacevole, che la bottiglia, finisce prima ancora che arrivi la portata.















- Vallagarina: Vallaron Pinot Nero Vallagarina 2010


Il tannino pizzica soavemente e al naso il bouquet é insolito con l'arancia rossa cotta a rivalersi che si trova già  nel calice appena versato nell'unghia che brilla e richiama il frutto rosso. La fermentazione avviene tra i 15° e i 18° a contatto diretto con le bucce e dopo un passaggio in barrique di 1 anno e i successivi 12 mesi di riposo in bottiglia, il vino suda gocce di cassis che profonde scavano il fin di bocca.








- Borgogna: Bruno Collin, Chassagne-Montachet, Vielles Vignes Pinot Noir 2011

Il vero Pinot Nero… rosso rubino intenso, setoso…Un morbido tappeto rosso si stende nel palato con le innocue note di rosa e di violetta che si sciolgono al primo incontro. Un nettare che non ha bisogno di raccomandazioni perché la sola vista richiama un profilo di potente eleganza.
- Borgogna: Pierre André, Vielles Vigner Pinot Noir 2010
Un Pinot più delicato del precedente, più timido nel colore e nel tannino. Impaurito in entrata si lascia andare con sensazioni fresche, burrose e di marmellata di ciliegia con profumi freschi vegetali nel fin di bocca.





- Chile: Cono Sur Reserva,Casablanca Valley Pinot Noir 2006

Un rosso anomalo, molto intenso e profondo, quasi mattonato… i profumi spaziano dalla prugna secca al legno bagnato. I 10 mesi in barrique e il tappo a vite forse non lasciano spazio a questo Pinot che in questo viaggio, non  sa  dire la sua.

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